Durante il periodo natalizio ho scritto questo piccolo racconto per CAMST,
se volete leggerlo lo trovate qui sotto e sul loro sito.
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Il piccolo paese di Pedesina non era mai stato così luminoso come quella sera, qualcuno racconterà in seguito che lo si poteva distinguere addirittura dalla pianura, e la cosa era davvero inconsueta per quel piccolo borgo dimenticato tra le Alpi Orobie, si dimenticato da tutti tranne che dai suoi 36 abitanti come aveva stabilito l'ultimo censimento. "Ma cosa vuoi che ne sappiano quelli" disse Ernesto, che con i suoi 92 anni era il più anziano residente a Pedesina "Vengono qui in giacca e cravatta a giugno, pensando già a dove andare in ferie al mare in agosto, per contarci come fossimo una specie in via di estinzione. Che ne sanno loro della vita in montagna e soprattutto chi gli fa capire che di quei 36 durante l'inverno ne resteranno al massimo 20?". Aveva ragione Ernesto, nonostante l'età era lucidissimo ma il nipote Davide, 12 anni, amava punzecchiare il bisnonno e soprattutto confermare il suo titolo di piccola peste vinto ad una festa tra amici "Dai nonno bis non ti lamentare sempre, viviamo in un posto bellissimo, immersi nella natura e il nostro paese è famoso in tutta Italia proprio perché il meno abitato dell'intera penisola. Un giorno finiremo nei Guinness World Records".
I lampioni illuminavano la via centrale e le luci natalizie appese alle case funzionavano a pieno regime, il grande albero posizionato di fianco alla chiesa e le vetrine dei pochi negozi addobbate a festa contribuivano a rendere il paese quasi pittoresco. Quell'anno si voleva festeggiare alla grande il Natale a Pedesina. La famiglia Alberti oltre che dal bisnonno Ernesto e dal nipote Davide, era formata da Antonio e Maria, nonni paterni del ragazzo, e da Serena, mamma di Davide. L'infanzia di Davide non era stata semplice, la morte del padre, avvenuta per un incidente sul lavoro tre anni prima, lo aveva scosso profondamente e solo la forza e l'amore di Serena erano riusciti in parte a mitigare il suo dolore. Mancavano solo sei ore alla mezzanotte, tutto era pronto per festeggiare il Natale. Antonio osservava pensieroso, toccandosi la lunga barba, il fuoco scoppiettare nel caminetto, aveva passato una vita nella stalla di famiglia e il duro lavoro lo aveva segnato profondamente come dimostravano i lineamenti scavati del viso. La moglie Maria invece era la più brava sarta della zona e con il suo vecchio telaio aveva realizzato centinaia di tappeti prima che la crisi mandasse in rovina il settore e dovette dedicarsi alla realizzazione di vestiti su misura per le signore del posto. Quando Ernesto, Serena e Davide tornarono dal centro, dove erano andati a fare una passeggiata, la famiglia Alberti era finalmente riunita. I regali erano già pronti sotto il piccolo albero preparato da Davide così come la cena, Serena e Maria avevano cucinato fino a un paio d'ore prima. "Sei sicura che riusciremo a mangiare tutto? Secondo me hai esagerato come al solito" disse Serena divertita, "Stai tranquilla, Davide mi ha confidato che ha una fame da lupi” replicò Maria.
Lo zampone e le lenticchie sarebbero stati deliziosi, lo preannunciava il profumino che aveva invaso la cucina, quest'ultima diventata un turbinio di aromi e sapori. Davide si mise a contare i colori del cibo, erano 27, dal giallo lieve del purè all'arancio dei mandarini, dal rosso intenso del vino, pronto per essere servito a tavola, al marrone di quegli splendidi porcini raccolti dal nonno. Il gioco era stato divertente ma una volta finito aveva lasciato un dubbio a Davide, qualcosa mancava, inizialmente non diede molto peso a quella strana sensazione. Intanto i pochi passanti rimasti per le vie di Pedesina erano cullati oltre che, dalla magica atmosfera, dalle note di Last Christmas degli Wham!. L'installazione dell’impianto audio che raggiungeva tutti gli spazi occupati dal mercatino era costata il doppio rispetto all’idea iniziale di chiamare una banda, ma il sindaco non lo disse a nessuno. Davide invece non si poteva definire un ragazzino capriccioso, a Babbo Natale (che sapeva benissimo non esistesse) aveva chiesto un’astronave Lego, adorava i mattoncini.
Stava pensando proprio al suo regalo quando tutto ad un tratto capì cosa mancava per il cenone: il salame di cioccolato. “Nonno bis!!” esclamò “Ci siamo dimenticati di prendere il salame”. Ernesto balzò in piedi dal divano in cui si era steso per un piccolo sonnellino, “Accidenti, l’abbiamo fatta grossa questa volta, dobbiamo andare subito da Aage il pasticcere”. Aage era un signorotto paffuto di origini tedesche che viveva solitario a circa 3km di distanza dal paese, amava il silenzio e la solitudine oltre che fare buonissimi dolci. Cioccolata, cocco, limone, panna, ogni ingrediente che capitava tra le mani di Aage sarebbe diventato parte di un dolce delizioso, ogni volta diverso, “Perché se non sperimentare non essere un vero pasticcere ma un semplice sforna dolci” diceva sempre. “Voi due siete pazzi” tuonò Serena “Fuori è buio, fra un’ora inizia il cenone e voi volete andare a prendere il salame di cioccolato, ci sono i lupi e gli orsi, fa freddo, è troppo pericoloso, toglietevi dalla mente questa idea”. Davide ed Ernesto si guardarono negli occhi, Serena non aveva tutti i torti, anzi aveva proprio ragione, ma se Davide forse avrebbe potuto rinunciare al suo dolce preferito, difficilmente lo avrebbe fatto Ernesto, in realtà era lui il più goloso dei due.
Dopo un circa un quarto d’ora Ernesto e Davide erano sulla loro slitta trainata da quattro splendidi husky, avevano promesso a Serena che sarebbero stati prudenti. “Alle 20 saremo a casa” giurò Ernesto con il pesante berretto di lana già in testa. La neve non era molta per quella stagione ma più che sufficiente per far correre veloce la slitta sulle pendici del Monte Rotondo illuminate dalla grande torcia fissata sulla slitta. E Davide? Davide aveva gli occhi illuminati dalla gioia, per lui la slitta era meglio degli autoscontro o di qualsiasi altra giostra, un giorno avrebbe anche lui imparato a guidare quel fantastico mezzo. I pini sembravano danzare cullati da un debole vento, la luna piena illuminava un paesaggio da favola, un gufo guardava sorpreso quei due, felici come non mai. “Sai che ti dico, abbiamo fatto bene a dimenticarci il salame di cioccolato” disse il bisnonno, “Hai proprio ragione nonno bis” replicò Davide e scoppiarono a ridere. Arrivarono alla case del pasticcere che subito aprì la porta “Che ci fare qui tu Ernesto?” disse Aage con il suo italiano non ancora perfetto. “Io e Davide ci siamo dimenticati il salame di cioccolato e per poco non rovinavamo il nostro Natale” disse il bisnonno. “Ahh come vi capire, venite, entrate pure, vado a prendere subito”. Dentro il laboratorio di Aage c’era ogni tipo di dolce: il tiramisù, i bignè, i macaron, le cassatelle e anche il famoso salame. Davide era rimasto incantato. “Eccolo, è ancora caldo, ho usato dei biscotti squisiti, buon Natale” disse gioioso Aage facendo l’occhiolino. Ernesto si sdebitò con due forme del suo formaggio e dei pistacchi e ripartirono salutando il pasticcere fermo sull’uscio di casa. Il viaggio di ritorno non fu meno entusiasmante, vivere in montagna costringe ad affrontare molti disagi e difficoltà ma restituisce emozioni uniche. “Nonno bis sai che ti dico?” disse Davide, “Cosa piccolo?” disse Ernesto stupito, “Che sei il nonno bis più grandioso che ci sia e che ti voglio un mondo di bene”.
Ritornarono giusto in tempo, per Davide fu il Natale più bello di sempre così come per gli abitanti di quel fantastico paese che si chiama Pedesina.
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I lampioni illuminavano la via centrale e le luci natalizie appese alle case funzionavano a pieno regime, il grande albero posizionato di fianco alla chiesa e le vetrine dei pochi negozi addobbate a festa contribuivano a rendere il paese quasi pittoresco. Quell'anno si voleva festeggiare alla grande il Natale a Pedesina. La famiglia Alberti oltre che dal bisnonno Ernesto e dal nipote Davide, era formata da Antonio e Maria, nonni paterni del ragazzo, e da Serena, mamma di Davide. L'infanzia di Davide non era stata semplice, la morte del padre, avvenuta per un incidente sul lavoro tre anni prima, lo aveva scosso profondamente e solo la forza e l'amore di Serena erano riusciti in parte a mitigare il suo dolore. Mancavano solo sei ore alla mezzanotte, tutto era pronto per festeggiare il Natale. Antonio osservava pensieroso, toccandosi la lunga barba, il fuoco scoppiettare nel caminetto, aveva passato una vita nella stalla di famiglia e il duro lavoro lo aveva segnato profondamente come dimostravano i lineamenti scavati del viso. La moglie Maria invece era la più brava sarta della zona e con il suo vecchio telaio aveva realizzato centinaia di tappeti prima che la crisi mandasse in rovina il settore e dovette dedicarsi alla realizzazione di vestiti su misura per le signore del posto. Quando Ernesto, Serena e Davide tornarono dal centro, dove erano andati a fare una passeggiata, la famiglia Alberti era finalmente riunita. I regali erano già pronti sotto il piccolo albero preparato da Davide così come la cena, Serena e Maria avevano cucinato fino a un paio d'ore prima. "Sei sicura che riusciremo a mangiare tutto? Secondo me hai esagerato come al solito" disse Serena divertita, "Stai tranquilla, Davide mi ha confidato che ha una fame da lupi” replicò Maria.
Lo zampone e le lenticchie sarebbero stati deliziosi, lo preannunciava il profumino che aveva invaso la cucina, quest'ultima diventata un turbinio di aromi e sapori. Davide si mise a contare i colori del cibo, erano 27, dal giallo lieve del purè all'arancio dei mandarini, dal rosso intenso del vino, pronto per essere servito a tavola, al marrone di quegli splendidi porcini raccolti dal nonno. Il gioco era stato divertente ma una volta finito aveva lasciato un dubbio a Davide, qualcosa mancava, inizialmente non diede molto peso a quella strana sensazione. Intanto i pochi passanti rimasti per le vie di Pedesina erano cullati oltre che, dalla magica atmosfera, dalle note di Last Christmas degli Wham!. L'installazione dell’impianto audio che raggiungeva tutti gli spazi occupati dal mercatino era costata il doppio rispetto all’idea iniziale di chiamare una banda, ma il sindaco non lo disse a nessuno. Davide invece non si poteva definire un ragazzino capriccioso, a Babbo Natale (che sapeva benissimo non esistesse) aveva chiesto un’astronave Lego, adorava i mattoncini.
Stava pensando proprio al suo regalo quando tutto ad un tratto capì cosa mancava per il cenone: il salame di cioccolato. “Nonno bis!!” esclamò “Ci siamo dimenticati di prendere il salame”. Ernesto balzò in piedi dal divano in cui si era steso per un piccolo sonnellino, “Accidenti, l’abbiamo fatta grossa questa volta, dobbiamo andare subito da Aage il pasticcere”. Aage era un signorotto paffuto di origini tedesche che viveva solitario a circa 3km di distanza dal paese, amava il silenzio e la solitudine oltre che fare buonissimi dolci. Cioccolata, cocco, limone, panna, ogni ingrediente che capitava tra le mani di Aage sarebbe diventato parte di un dolce delizioso, ogni volta diverso, “Perché se non sperimentare non essere un vero pasticcere ma un semplice sforna dolci” diceva sempre. “Voi due siete pazzi” tuonò Serena “Fuori è buio, fra un’ora inizia il cenone e voi volete andare a prendere il salame di cioccolato, ci sono i lupi e gli orsi, fa freddo, è troppo pericoloso, toglietevi dalla mente questa idea”. Davide ed Ernesto si guardarono negli occhi, Serena non aveva tutti i torti, anzi aveva proprio ragione, ma se Davide forse avrebbe potuto rinunciare al suo dolce preferito, difficilmente lo avrebbe fatto Ernesto, in realtà era lui il più goloso dei due.
Dopo un circa un quarto d’ora Ernesto e Davide erano sulla loro slitta trainata da quattro splendidi husky, avevano promesso a Serena che sarebbero stati prudenti. “Alle 20 saremo a casa” giurò Ernesto con il pesante berretto di lana già in testa. La neve non era molta per quella stagione ma più che sufficiente per far correre veloce la slitta sulle pendici del Monte Rotondo illuminate dalla grande torcia fissata sulla slitta. E Davide? Davide aveva gli occhi illuminati dalla gioia, per lui la slitta era meglio degli autoscontro o di qualsiasi altra giostra, un giorno avrebbe anche lui imparato a guidare quel fantastico mezzo. I pini sembravano danzare cullati da un debole vento, la luna piena illuminava un paesaggio da favola, un gufo guardava sorpreso quei due, felici come non mai. “Sai che ti dico, abbiamo fatto bene a dimenticarci il salame di cioccolato” disse il bisnonno, “Hai proprio ragione nonno bis” replicò Davide e scoppiarono a ridere. Arrivarono alla case del pasticcere che subito aprì la porta “Che ci fare qui tu Ernesto?” disse Aage con il suo italiano non ancora perfetto. “Io e Davide ci siamo dimenticati il salame di cioccolato e per poco non rovinavamo il nostro Natale” disse il bisnonno. “Ahh come vi capire, venite, entrate pure, vado a prendere subito”. Dentro il laboratorio di Aage c’era ogni tipo di dolce: il tiramisù, i bignè, i macaron, le cassatelle e anche il famoso salame. Davide era rimasto incantato. “Eccolo, è ancora caldo, ho usato dei biscotti squisiti, buon Natale” disse gioioso Aage facendo l’occhiolino. Ernesto si sdebitò con due forme del suo formaggio e dei pistacchi e ripartirono salutando il pasticcere fermo sull’uscio di casa. Il viaggio di ritorno non fu meno entusiasmante, vivere in montagna costringe ad affrontare molti disagi e difficoltà ma restituisce emozioni uniche. “Nonno bis sai che ti dico?” disse Davide, “Cosa piccolo?” disse Ernesto stupito, “Che sei il nonno bis più grandioso che ci sia e che ti voglio un mondo di bene”.
Ritornarono giusto in tempo, per Davide fu il Natale più bello di sempre così come per gli abitanti di quel fantastico paese che si chiama Pedesina.
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